Scrivo perché me lo sento, perché sento il bisogno di dare forma a un pensiero, di afferrare un’emozione, di rendere indelebile un sentimento, di dipingere un momento, di raccontare e raccontarmi lo scorrere di una giornata, di liberare la fantasia, di districare un groviglio di confusione, di comunicare a qualcuno qualcosa che a voce non riuscirei a farlo con la stessa cura e intensità o perché ne ho paura.
Scrivo per vanità, perché mi piace che altri leggano ciò che scrivo.
Scrivo, per lasciare un segno.
Scrivo, perché mi viene.
Scrivo per stare con me stessa, per vedermi nelle parole sul foglio, per stupirmi di quello che appare.
Scrivo per creare realtà che mi attraggono, in cui immagino ci starei bene o per esplorare posti a me inaccessibili.
Scrivo per inventarmi personaggi che mi fanno ridere, piangere, arrabbiare che sono parti di me o che ho intravisto dentro a qualcun altro, a un amico, un passante o a un commesso.
Scrivo per raccontare sfumature dell’animo umano che mi affascinano o da cui prendo le distanze perché ne sono disgustata.
Scrivo perché nella scrittura tutto è possibile.
Scrivo perché la scrittura si connette con la mia intimità e mi permette di frequentarla, di ascoltarla e di esprimerla.
Scrivo biglietti per lasciare messaggi, pensieri, sentimenti.
Scrivo ricette che mi incuriosiscono.
Scrivo per vomitare il dolore, per trasferirlo da dentro a fuori di me.
Scrivo per prendermi uno spazio, per vedermi.
Scrivo per amore di me stessa.