Odore di mamma

Un giorno, dopo tanti giorni tutti uguali e tutti noiosi, la mia umana è venuta in canile, mi ha guardata, ha abbozzato un sorriso, non ha detto niente, non ha fatto nessun commento e, poi, mi ha scelta.

Credo sia stato merito della forma particolare della macchia che ho al centro della testa, assomiglia a un pene, oggetto che per gli umani deve avere un valore strano, perché quando la notano sghignazzano sotto i baffi. Questa macchia mi aveva resa famosa anche tra gli amici di Pino e Nunzia, i miei primi umani, che mi avevano soprannominato la cana con il pene. Nella loro casa c’era sempre musica, fumo e un gran traffico di gente. Non mi trattavano male è solo che si dimenticavano che ero un cane. Mangiavo mele, carote, finocchi, zucchine, riso e pasta, non mi dispiaceva, anche se crescevo solo nelle zampe ed ero pelle e ossa.

Ora sono nel baule della macchina della mia nuova umana e sto cercando di capire con chi ho a che fare questa volta. È silenziosa, non mi parla e non mi ha ancora toccata, speriamo non lo faccia mai, non lo sopporto. Le strade che sta percorrendo non le conosco, non sono quelle che facevo con Pino e Nunzia.

Con Anita, invece, non sono mai uscita dal cortile della sua casa e pensare che, a suo dire, voleva salvarmi. Mi aveva praticamente sequestrata a Pino e Nunzia con un mezzo ricatto, aveva abbonato loro sei mesi di affitto e promesso che non si sarebbe più presentata per almeno un anno se rinunciavano a me.

Il risultato della permuta è stato che non ero più tutta pelle, orecchie e barba, ma mi sentivo sola come un cane. La mia nuova casa era il giardino, per farmi passare il tempo abbaiavo anche agli insetti e scavavo, tanto, tantissimo.

Un giorno devo aver esagerato con i lavori di scavo, avevo creato una buca così profonda che Anita ci era finita dentro e si era rotta il femore. Se avessi immaginato le conseguenze avrei, forse, preso in considerazione l’idea di fermarmi prima. Comunque, la figlia di Anita, che mi chiamava cagna, dopo questo episodio della buca, ha convinto sua madre che il mio posto era il canile, lì mi hanno portata e lì sono rimasta fino ad oggi, per 25 mesi, 3 giorni e 7 ore.

Siamo arrivate. L’umana apre il baule e dice:

  • Se anche tu vuoi stare con me, seguimi.

Mi fido, sa di mamma. La seguo come farebbe un cane.

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