A noi mamme che ci stiamo affannando a cercare una data, un periodo, un evento giusto per recidere quel lembo emotivamente viscerale che ci lega a nostro figlio.
A noi che stiamo osservando nostro figlio sentendo l’ansia che sale per un’autonomia che tarda ad arrivare, che sentiamo il desiderio di vederlo pronto per la vita e, magari, proviamo anche un vago senso di colpa per non averlo sufficientemente supportato in questa separazione.
A noi che proviamo il desiderio di percepirci finalmente donne, nella nostra individualità.
A noi mamme, sempre noi, che stiamo avvolgendo, con infiniti giri, questo cordone attorno alla mano come fosse il guinzaglio di un cane e che vorremmo tenere nostro figlio stretto per paura che gli succeda qualcosa o magari perché dedicarci a lui fa sentire meno profondi quei vuoti che ci bucano l’anima.
A noi che abbiamo gli occhi adombrati dalla paura di rimanere sole o dal timore che, senza la vigilanza del nostro sguardo, nostro figlio si possa smarrire o possa capitargli qualcosa di irreparabile.
A noi mamme che siamo ancora figlie, figlie legate al grembo di nostra madre.
A noi che non abbiamo ancora assaporato la libertà dai giudizi e dalle aspettative.
A noi che stiamo facendo i conti con la rabbia per non aver ricevuto abbastanza amore.
A noi che, dopo aver percorso maratone emotive e dopo aver affrontato svariati giri su montagne russe affettive, siamo riuscite a creare una buona alleanza con le nostre madri.
Con voi madri vorrei condividere quello che ho imparato e che sto imparando.
Questo tanto discusso cordone non va necessariamente tagliato o amputato, non deve per forza subire una recisione netta, la maggior parte delle volte questa scelta procura una ferita che, poi, richiede di essere curata, medicata e, magari, ricucita.
Questo benedetto cordone, se continuerà a essere usato come un guinzaglio, finirà, comunque, per negare la felicità a entrambi. Noi mamme ci dimenticheremo di vivere la nostra vita, rinunceremo alla possibilità di coltivare la nostra realizzazione e nostro figlio rischierà di diventare una protesi di noi stesse, agganciato per sempre al nostro controllo e dipendente dalla nostra approvazione.
Questo processo di distanziamento tra noi mamme e i nostri figli, come la maggior parte dei processi della vita può avvenire con naturalezza, nel rispetto di un tempo di maturazione soggettivo e in uno spazio dove ciascuno è libero di esprimere la propria unicità.
Cosa dobbiamo fare perché ciò avvenga?
Lasciarci andare, con fiducia, alla vita.
Ci saranno momenti in cui il cordone sarà in tensione, succederà quando nostro figlio sentirà forte la curiosità di esplorare il mondo o quando noi, mamme, avremo necessità di aria e di spazio, altri momenti in cui lo percepiremo come un’appendice talmente leggera da non sentirla, probabilmente, in quel momento, saremo stretti in un abbraccio d’amore.
Poi arriverà un giorno in cui il cordone è talmente liso e sottile che si separerà in due lembi, quello che rimarrà attaccato al nostro ventre e quello che spunterà dall’ombelico di nostro figlio.
Se avremo lasciato fare alla vita, se ci saremo fidate del nostro istinto e della saggia propensione all’autonomia di ogni figlio, tutto sarò avvenuto con una tale naturalezza che non sentiremo né angoscia, né paura, né sforzo, proveremo solo la gioia che il meraviglioso essere che abbiamo messo al mondo sta preparando il suo volo verso la libertà.
Dobbiamo affidarci alla fatalità?
Anche, perché non siamo onnipotenti, sarebbe ingenuo o presuntuoso pensare che possiamo controllare tutto.
Ciò su cui dobbiamo sempre fare affidamento è la responsabilità.
Noi donne, noi mamme siamo le uniche responsabili della nostra felicità e delle nostre scelte, sempre.
I figli non sono e non devono diventare un alibi dietro cui nascondere i nostri rimpianti o le nostre paure.
I figli non devono assumersi il ruolo di perpetrare la nostra incapacità di essere rimasti più figlie che madri.
Abbiamo il dovere etico di vivere pienamente le passioni che animano il nostro cuore, di prenderci cura di noi, della nostra femminilità, di restare in ascolto dei nostri bisogni e di conquistare o tenerci stretta la nostra autonomia economica, emotiva e affettiva.
Solo se impareremo a essere donne, saremo anche delle buone madri.
Madri capaci di godere pienamente della libertà e della felicità dei nostri figli.