“Cos’è per voi il Natale? Se avete voglia di raccontarcelo scriveteci o chiamateci al numero verde…”
Il DJ della radio, su cui Michela era sintonizzata, aveva appena lanciato questa domanda mentre lei stava guidando verso il centro commerciale, intenta a non investire pedoni e ciclisti che si sentivano autorizzati a prendere scorciatoie pur di muoversi velocemente, probabilmente anche loro presi dalla frenesia degli acquisti dell’ultimo minuto. Michela aveva il sedile posteriore pieno di pacchetti di ogni tipo, ma la lista delle persone a cui si sentiva in dovere di fare un regalo sembrava non esaurirsi mai e la sua ansia aumentava. Per Michela il Natale sembrava essere la preoccupazione di non dimenticarsi di nessuno e di trovare per ciascuno qualcosa di utile che non finisse nel cassetto delle cose da buttare. La prima e più importante missione di quel giorno era trovare il regalo per Teresa, la sua amica senza aggettivi, definirla migliore era da bambine dell’asilo e amica più cara da signore di altri tempi. Amica era un sostantivo più che sufficiente per descrivere il legame che aveva con Teresa. Michela quando doveva fare un regalo si chiedeva sempre Cosa gli serve?. Appunto, cosa serviva a Teresa? Qualcosa da vestire? Forse sì, ma tanto non avrebbe mai azzeccato i suoi gusti, Teresa era talmente bizzarra che trovare un indumento di suo gradimento era facile quanto infilare un cammello nella cruna di un ago. Allora aveva provato a virare verso l’opzione cosmesi, ma anche in questo caso trovare il trucco eticamente corretto era cosa assai complicata. Teresa usava prodotti non testati sugli animali, naturali, ipoallergenici e …, che palle, aveva aggiunto Michela mentre cercava di orientarsi nel parcheggio del centro commerciale. Finalmente, dopo aver vagato un po’ tra i vari settori, aveva trovato posto vicino all’ingresso e il suo sguardo si era subito focalizzato su una ragazza vestita di fucsia che si stava infilando un paio di auricolari gioiello. Ecco cosa avrebbe comprato a Teresa, un paio di auricolari, quelli che aveva erano vecchissimi e poi, Coco Chanel, la sua cagnolina, le aveva completamente smangiucchiato il filo che non si capacitava come potessero ancora funzionare.
Teresa, invece, il regalo per Michela l’aveva acquistato da mesi, l’idea le era venuta subito dopo che aveva sentito la sua amica del cuore esprimere il desiderio di imparare a fare delle foto vere, aveva detto proprio così delle foto vere e non scatti senza senso. Teresa considerava Michela la sua amica del cuore, anche se non di rado si trovava a chiedersi cosa avessero in comune. Lei sempre in ascolto di ciò che la faceva emozionare, scrupolosa nel cercare di capire cosa passava per la testa o per il cuore degli altri e Michela così ruvida e concreta, quasi incapace di provare empatia. Probabilmente ciò che le univa era la teoria degli opposti che si attraggono o forse era il destino a volerle amiche e contro il destino non ci si può opporre. Teresa per cercare il corso di fotografia giusto per Michela aveva navigato sul web, era entrata negli studi di vari fotografi e fatto decine di telefonate, alla fine ne aveva trovato uno che, a suo parere, era perfetto. Lo studio, in cui il corso veniva proposto, era facilmente raggiungibile con la metro, i formatori erano, secondo le recensioni, molto professionali e il programma sembrava lasciare spazio a una giusta percentuale di creatività. A Michela sarebbe piaciuto e soprattutto le avrebbe fatto bene, aveva proprio bisogno di dedicarsi a una passione, ultimamente sembrava così apatica e demotivata. Il Natale era, per Teresa, l’occasione per esprimere il suo animo romantico, per regalare attenzione e cura alle persone a cui lei teneva veramente. Il suo cuore vibrava all’unisono con la gioia e lo stupore che si dipingevano sul volto delle persone a lei care quando scartavano i suoi regali.
Michela e Teresa si erano date appuntamento davanti al duomo dopo la messa di mezzanotte, celebrazione a cui partecipavano da quando erano ragazzine. Teresa riusciva a trascinare Michela a messa convincendola che poteva resistere a un’ora di noia per godere del divertimento di stare insieme dopo. Appena uscite da messa, sul sagrato della chiesa, si scambiavano i regali e poi girovagavano per le vie o si infilavano in una cioccolateria mentre, i genitori di Teresa, si fermavano in parrocchia a preparare la colazione di beneficenza di Natale.
Michela e Teresa adesso erano due donne che avevano varcato il mondo degli adulti, ma il loro scambio di regali era rimasto un sacrosanto e intoccabile rito che andava rispettato, la messa non più. Michela era arrivata all’appuntamento con la domanda del DJ che ancora le girava in testa; era in anticipo di qualche minuto, giusto il tempo di scrivere il biglietto per Teresa. Mentre tirava fuori la penna dallo zaino le era apparso il ricordo vivido di quel biglietto che aveva lanciato a Teresa, l’ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze natalizie. Erano in terza media. Aveva scritto “Posso dormire da te la vigilia di Natale?”,Teresa aveva risposto “Speravo che me lo chiedessi”.
Tutta l’ansia e la stanchezza, che si portava addosso per quella giornata dedicata all’impresa di completare la lista interminabile di regali doverosi, si erano dissipate nell’abbraccio con Teresa che le era precipitata addosso avvolgendola con un profumo che sapeva di casa.